| A PARSIFAL E A MATTEO MANTOVANI
Carissimi ho letto i vostri due ultimi post, e sinceramente non concordo nè con Parsifal nè con Matteo Mantovani, che come è noto è uno dei miei collaboratori. A Matteo vorrei dire, e in questo ha ragione Parsifal, che per avvalorare la mia credibilità, se mi consenti, è per me umiliante fare riferimento al mio curriculum, che peraltro la Magistratura conosce fin troppo bene, mentre proprio tu che come collaboratore hai avuto accesso a ben altra documentazione potresti sfatare quanto di non credibile e precostituito altri stanno costruendo in questi giorni per fortificare la tesi che vuole Emanuela Orlandi morta, e avvalorare la credibilità di una o più testimoni, i quali purtroppo non sono nelle condizioni di provare ciò che asseriscono. E dunque, qualcuno commenterebbe, che qualora io non avessi le prove di ciò che affermo, la mia parola sarebbe pari alla parola della Minardi. La tesi di una, contro la tesi di un'altra. La situazione non è questa, perchè quando e se sarò contattata, produrrò non parole che pure serviranno a ripercorrere la mia personale esperinza investigativa svlota su questo caso, ma alle parole, affiancherò testimoni vivi e con una ben precisa identità, affiancherò tracce che se ben seguite porteranno alla verità senza far incorrere Emanuela in rischi per la propria incolumità e quella delle sue due famiglie, la famiglia d'origine e la sua famiglia acquisita, essendo diventata nel frattempo moglie e madre ella stessa.
PARSIFAL, che sostiene di lavorare sul caso Orlandi da un anno, probabilmente si sarà mosso in varie direzioni per recuperare la verità, ed è legittimo pensare che la testimone sia frutto del suo lavoro, e che merita in quanto tale tutto il rispetto, come pure è comprensibile che se questa testimone l'avesse recuperata lui, egli stesso ci tiene a che venga ritenuta credibile dalla Magistratura. Ma come ripeto, se la testimone, pur elencando una sequenza di eventi logici, non è poi in grado di provare ciò che dice di aver visto o sentito , o sentito dire, magari per sfortuna degli eventi ( una persona cementata e non si sa dove, non si troverà mai) e dunque nel migliore dei casi, la credibilità della testimone porterebbe a deduzioni che come tali lascerebbero dubbi e di certo non costituirebbero giudizialmente alcuna prova.
Mentre gli elementi interessanti potrebbero essere altri, come quello della macchina su cui salì Emanuela e che seppure mandata dal Vatiicano, non aveva dii certo la targa della Santa Sede. Emanuela non sarebbe mai salita, comunque su una macchina di uno sconosciuto, magari avrebbe aderito ad un appuntamento per parlare anche di lavoro, ma in luogo aperto, o in un Bar, ma di certo se salì su una macchina, fu perchè conosceva l'autista. E questi le spiegò che si era verificato un pericolo, il rischio di un suo sequestro e per questo era necesario che lei fosse messa in un posto sicuro, al riparo da qualunque incidente, e che sarebbe stato anche prudente che la famiglia stessa, magari in un primo momento credesse nella riuscita del rapimento. Questo fu fatto ai fini della sua salvezza, ma fu fatto anche per "motivi istituzionali" interni alla Santa Sede, che si era spaccata tra chi aveva accolto di buon grado un Papa Polacco e chi invece aveva visto questa elezione come un pericolo per il consolidamento di logiche ecclesiali diametralmente opposte alla figura di Giovanni Paolo Secondo. C'è da dire che seppure in un tale contesto Emanuela assumerebbe la veste di un "ostaggio", nella realtà non è come si può immaginare un ostaggio classico, cioè un prigioniero, guardato a vista, e privato della libertà di movimento, bensì nella fattispecie potremmo considerarla un "ostaggio virtuale". In che senso? Nel senso che alla persona si cambia identità, si forniscono precise "istruzioni" , e non solamente a lei, e le si consente anche di farsi una vita "normale" al pari di qualunque ragazza che cresce , si fidanza, si sposa, e genera figli. A cosa e a chi serve una Emanuela così rappresentata da me? Potrei dire che se una persona così importante per la Santa Sede, (non dimentichiamo che la famiglia Orlandi appartiene al Vaticano da molte generazioni), vivesse in eterno, sarebbe sempre un "tesoro prezioso" per chiedere, ottenere, incidere su decisioni della Gerarchia Ecclesiastica, insomma la Orlandi viva è come l'ago della bilancia per una miriade di esigenze che mi piace definire tra virgolette "istituzionali". Purtroppo non mancano ombre negli ambienti ecclesiuastici, la storia ne è piena, quella passata e quella presente, e dunque il fatto che in alcune vicende vi siano state infiltrazioni anche della criminalità organizzata, o Servizi deviati , non credo possa stupire più nessuno. A PARSIFAL, ancora una volta ripeto che a norma di Legge, io, in veste di cittadina privata, specie dopo aver scritto molto per creare le condizioni per una mia convocazione, (atto dovuto) personalmente non sono tenuta a presentarnmi spontaneamente da nessuna parte, nè Magistratura, nè Forze dell'Ordine. Ho invece l'obbligo di dire la verità, nel caso fossi contattata e interrogata formalmente, consapevole delle responsabilità civili e penali che mi assumerei di fatto. Saluto con stima la famiglia Orlandi e mi associo alla loro speranza di una Emanuela viva, mentre mi dissocio da chiunque la creda morta per deduzioni da una testimonianza di cui seppure possono trovarsi riscontri a frequentazioni o altri episodi, non vi sono riscontri sulla effettiva eliminazione della ragazza. Colgo infine l'occasione, ancora una volta, di chiedere a Parsifal un comportamento più corretto nei miei confronti, e questo lo dico anche nell'interesse dell'immagine di serietà del Forum e dei suo responsabili. Gabriella Carlizzi
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